Campo (ghetto) ROM di Arpinova

 

DSC04758STORIA: La prima ondata di “zingari” è arrivata in Puglia nel 1392, dalle coste opposte alle nostre del mare Adriatico. Questa prima comunità è rimasta strettamente legata alle tradizioni: le donne indossano ancora oggi abiti lunghi e gioielli in oro, praticano la chiromanzia. La seconda ondata è giu

nta nel 1992, sempre dalla parte opposta del mare Adriatico. Questi “nuovi rom” vestono alla moda, chiedono l’elemosina, svolgono l’attività di giostrai, lavorano il rame e fanno mestieri vari.

I ROM residenti nel campo/ghetto di Arpinova è formato in maggior parte da cittadini che fuggirono da Skopje, Macedonia, durante la guerra nei Balcani. La loro alternativa era rimanere in Macedonia ed essere vittime dalla pulizia etnica perpetrata dai Sebi.

L’odissea dei Rom Macedoni di Arpinova in Italia iniziò il 12 Marzo 2005 quando, nel campo di via San Severo a seguito di un incendio, l’allora sindaco Orazio Ciliberti dichiarò il campo inagibile ed emanò una ordinanza di sgombero e furono tutti trasferiti momentaneamente ad Arpinova in un ex Campo di “Prima Accoglienza”. La soluzione di Arpinova, a detta dei Macedoni, doveva essere di 6 mesi, non superiore ai 9 mesi. Il Campo Container di via San Severo oggi ospita nuclei familiari Italiani di senza casa.

In data ottobre 2006 il campo era così censito: 103 nuclei familiari, con 218 adulti e 185 minorenni (80 dei quali iscritti a scuole di vario tipo).

L’ex campo di “prima accoglienza” è situato in Arpinova , una Borgata di Foggia. Dista dalla città 13 km, considerando la periferia di Foggia come punto di riferimento e non il centro città. Per chi non è auto munito raggiungere la città è molto difficoltoso, sia per  la distanza che per la scarsità di mezzi pubblici che collegano la borgata con la città e sia perché si dorrebbe percorrere a piedi una strada statale a scorrimento veloce (SS89).

Questi i numeri del campo aggiornati a Gennaio 2014 [fonte Assessore Francesco Arcuri con delega Polizia Municipale, Polizia Amministrativa, Sicurezza e Traffico]

Regolari:

73 moduli abitativi, 66 nuclei familiari (9 Italiane, 1 Rumena, 1 Croata, 1 Serba, 54 Macedone)

279 Residenti (151 adulti, 128 minori);

Irregolari:

15 nuclei familiari (33 adulti e 25 minori)

Il totale dei residenti al campo tra regolari e irregolari è di 184 adulti e 151 minori.

La Nazionalità predominante è quella Macedone di origine religiosa musulmana, le cui ultime due generazioni sono nate in Italia.

Il gruppo è denominato scientificamente<Rom Khorakhanè Manjup>.

All’interno del Campo non esiste una condotta fognaria e i liquami vengono raccolti all’interno di pozzi neri che non essendoDSC04765 dimensionati per il fabbisogno della popolazione e non venendo svuotati regolarmente causano una fuoriuscita costante dei liquami dai tombini che formano all’esterno pozzanghere e un ruscellamento sul bordo stradale, ed in alcuni tratti anche sul manto stradale stesso per circa 300 mt. La corsa del torrente termina all’interno di un campo agricolo ed è presumibile che ne comprometta la qualità delle acque della falda acquifera.

DSC01394La raccolta dei rifiuti è discontinua e quando si accumulano in quantità tale che crea disagio ai residenti del campo questi se ne disfano incendiandoli anche a frequenza settimanale. Questo metodo (di norma utilizzato dai residenti anche nel mega-insediamento autorizzato di Via di Salone a Roma ormai da 20 anni), vietato dalla legge, è pericolosissimo per la salute non solo dei residenti del campo, ma di tutti i residenti della borgata. Ovviamente la diossina e tutte le altre componenti tossiche che si sprigionano dalla combustione dei rifiuti solidi urbani potrebbero andare a contaminare i prodotti agricoli che si coltivano nei campi limitrofi. Da sottolineare che l’economia della Borgata è quella Agricola.

L’impianto elettrico è fatiscente. All’interno del campo sono presenti diverse colonnine alle quali potersi allacciare per il prelievo di energia elettrica, queste torrette pur stando all’esterno sono ormai prive delle sicurezze necessarie e non sono più opportunamente isolate dall’acqua. Alzando lo sguardo in alto è possibile osservare un reticolo di cavi elettrici allacciati ai pali dell’illuminazione che prelevano la correntea

in maniera abusiva e la trasportano all’interno delle baracche artigianali o container. Essendo questi allacci eseguiti sicuramente senza il rispetto delle norme di sicurezza possono rappresentare un grave rischio per l’incolumità.

La maggior parte dei residenti del campo vive all’interno di container ormai fatiscenti per l’usura. Molti di questi container non hanno più le condotte dello scarico ed alcuni di essi scaricano le acque di servizio nelle immediate vicinanze del container formando i pericolosi anzidetti ristagni d’acqua.

Quelli che non dispongono dei container vivono in condizioni igienico-sanitarie molto più delicate, alcuni sopravvivono in roulotte fatiscenti, altri in baracche di cui alcune hanno il tetto in amianto. Sia i primi che i secondi non dispongono di acqua potabile e bagni.

DSC04793L’acqua, fino al mese di dicembre 2013  veniva a  loro offerta volontariamente dall’occupante di un container che la mise a disposizione di tutti, mediante una pompa situata al centro del campo, la sua fornitura di acqua potabile. Siccome la pompa non era dotata di rubinetto questa riversava costantemente acqua, h24, con un grave spreco e alimentando le pozze d’acqua e il ruscellamento sulla strada provinciale. Invece di provvedere a mettere un rubinetto si è vietata la fornitura d’acqua ed ora i 15 nuclei familiari prive di container, 25 minori e 33 adulti, devono approvvigionarsi d’acqua mediante il riempimento di contenitori.

Molti dei bambini del campo non sono scolarizzati. La non scolarizzazione dei bambini e l’isolamento del campo con la città contribuisce alla ghettizzazione dei ROM e impedisce una qualsiasi forma di politica di integrazione. In merito il Comune investe fondi pubblici senza effettivi risultati.

Mantenere questa emarginazione urbanistica espressamente vietata dalle disposizione della Comunità Europea (sottoscritte dal Governo Italiano)non fa altro che favorire le divisioni sociali ed amplificare la discriminazione.

Inoltre le gravi condizioni igienico-sanitarie costituiscono la situazione ideale per far insorgere focolai di epidemie che potrebbero facilmente ripercuotersi sull’intera popolazione sia del campo che dei centri abitati vicini, Foggia compresa. Si veda in merito la relazione della Facoltà di Veterinaria che ha accertato la medesima morbilità fra i minori della Comunità ed i cani (peraltro questi ultimi non sono evidentemente sottoposti a controlli ASL). Infatti negli scorsi anni all’interno del campo si sono già registrati casi di legionellosi e leishmaniosi.

 

I residenti del campo, coscienti della gravi condizioni economiche del Comune, non avanzano richieste economicamente non sostenibili, che invece dovrebbero essere assunte immediatamente dalla Protezione Civile Nazionale di concerto con la Prefettura, istituzione che dovrebbe installare all’ingresso dell’insediamento un presidio permanente H24 di concerto con i Servizi Sociali della ASL e del Comune di Foggia.

Le 9 famiglie Italiane chiedono di essere trasferite all’interno di un campo, anch’esso attrezzato a container, alla periferia di Foggia nel quale sono presenti tutti i servizi igienici e a norma di legge.

La richiesta dei ROM è che vengano dati dei container ai pochi residenti che ne sono privi in modo da eliminare le baracche e le roulotte fatiscenti. Che vengano adeguati i pozzi neri al fabbisogno della popolazione e che vengano svuotati con la giusta periodicità. Inoltre chiedono che sia garantita la raccolta dei rifiuti e la pulizia del campo. Per pulizia si intende anche periodiche e opportune disinfestazioni.

Noi da cittadini chiediamo:

che il Comune individui non meno di cinque (5) aree da assegnare secondo l’unico criterio possibile vincente, quello della famiglia estesa.

Tale criterio è uno dei più consoni ad ospitare i ROM attrezzato (con il criterio dell’autocostruzione CONTROLLATA  già utilizzato dal Comune di Padova con un risparmio del 50% dei costi) e idoneo ad ospitarli con tutti i servizi previsti per legge. Il primo passo per l’integrazione è la non ghettizzazione, la scolarizzazione imposta con la più totale severità (possibile soltanto con il presidio H24 sopradetto) e quindi prioritariamente con l’imposizione del rispetto delle regole con un controllo costante, che, se la Prefettura non disponesse di Forze dell’Ordine ordinarie, dovrebbe immediatamente applicare con reparti dell’Esercito.

La soluzione ottimale risiede in una tendenza indicataci dagli altri gruppi di Rom Manjup già applicata, ad esempio, dal Comune di Bolzano, ma soprattutto dagli stessi Rom Khorakhanè che affittano abitazioni a costi bassissimi nei Centri Storici di piccole e grandi città.

Tale affitto agevolato (ed accompagnato soltanto nei primi mesi) è stato applicato già un decennio addietro dal Comune di Venezia con il gruppo similare dei Rom Khorakhanè Shiftarija (cioè kosovari) con una delocalizzazione in più province.

Ma sono soprattutto i parenti dei Rom di Arpinova ad avere affittato abitazioni a costi bassi nella stessa Foggia, in provincia ed in tutto il resto d’Italia, soprattutto nel Meridione, dove le case disabitate dai proprietari sono diecine di migliaia (fonte : Opera Nomadi Nazionale).

Questa linea di intervento non prescinde però, secondo i firmatari della presente interpellanza (e dopo un approfondito confronto con l’Opera Nomadi Nazionale che segue la Comunità di Arpinova dal 1989), dall’immediata installazione da parte della Prefettura (con i mezzi della Protezione Civile e di concerto con ASL e Comune di Foggia) del Presidio H24 .

In data 27 novembre 2013 abbiamo presentato un esposto al Dipartimento di Prevenzione Servizio SISP con il quale abbiamo denunciato lo stato di degrado e il grave rischio igienico sanitario del campo.

Attualmente il costo del campo per il Comune di Foggia dovrebbe essere di circa 400/500 mila euro all’anno. Costi che vanno a coprire le spese per le utenze, spurgo dei pozzi neri, raccolte dei rifiuti, manutenzione del campo e tutte quelle spese necessarie alla sua gestione.

L’autocostruzione ha come base la caratteristica dei Rom di realizzarsi delle abitazioni con qualsiasi materiale riescano a procurarsi.

Il progetto prevede che si selezionino all’interno del campo figure specializzate per la realizzazione delle opere (muratori, elettricisti, idraulici etc.) e a questi si faccia fare un corso di formazione per assemblare le abitazioni prefabbricate di dimensioni che vanno dai 40 ai 70 mq. Le stesse persone formate ad assemblare le strutture saranno impiegate per la manutenzione stessa del campo.

Le unità abitative dovrebbero venire fornite di impianti fotovoltaici e di solare termico per abbattere i costi energetici delle abitazioni.

Il Comune dovrà individuare delle aree idonee, dotarle delle opportune infrastrutture e stipulare i contratti con le aziende per i prefabbricati e il materiale necessario per la realizzazione.

La manutenzione ordinaria del campo sarà a carico dei residenti, quella straordinaria a carico del Comune.

L’assegnatario dell’alloggio prefabbricato sarà responsabile della struttura e se non si dovesse dimostrare responsabile oltre a risarcire eventuali danni potrebbe anche essere allontanato dal campo. Tutte le utenze saranno a carico dei nuclei familiari ed ognuno dovrà pagare a seconda dei consumi.

Il Comune dovrà impegnarsi a organizzare corsi di formazione per dare la possibilità ai Rom di imparare un mestiere per integrarsi e lasciare il campo in massimo 36 mesi, in casi eccezionali potrebbe essere prevista una proroga di altri 24 mesi.

Questa è l’interrogazione presentata al parlamento ai ministri dell’interno, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e dell’istruzione, dell’università e della ricerca. dai Senatori 5 Stelle  DONNO , PUGLIA , SERRA , BERTOROTTA , TAVERNA , PAGLINI , MORONESE , SANTANGELO

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=752247