Foggia, fabbrica di armamenti chimici di Iprite e Fosgene

Cos’è l’Iprite? È uno dei gas impiegati come arma chimica nella seconda guerra mondiale, successivamente, per il suo odore caratteristico, fu ribattezzato con  il nome di gas mostarda.

E cos’è il Fosgene? È un gas estremamente tossico e aggressivo, incolore dall’odore di fieno ammuffito. Anche questo gas, come l’Iprite, fu utilizzato durante la seconda guerra come arma chimica.

Cosa hanno in comune questi due gas, e come mai suscitano il nostro interesse nonostante siano stati catalogati dalle Nazioni Unite come armi di distruzione di massa le cui produzioni e stoccaggi furono messi al bando dalla Convenzione sulle Armi chimiche del 1993?

fabbrica di Irpite

In realtà sono in pochi a sapere che a Foggia, in via del Mare, in corrispondenza del cartello “Foggia città denuclearizzata”, all’interno della recinzione dei terreni dell’I.P.Z.S. (Cartiera),    durante la seconda guerra mondiale, c’era una fabbrica che produceva tali armamenti, e pare che i suoi resti e il sito della fabbrica abbandonata non siano stati mai bonificati e che per questo, ancora oggi, si corra il rischio di poter venire a contatto con i veleni che produceva.

Alcuni studiosi ipotizzano che la presenza della fabbrica nel nostro territorio fu una delle cause dei furiosi bombardamenti dell’estate del 1943 da parte degli alleati.

Cattura2La fabbrica oggi abbandonata, realizzata nel 1941 dai fascisti sotto la guida di esperti tedeschi (spacciata per fabbrica di birra) entrò in funzione nel 1943 per essere distrutta nello stesso anno, prima della ritirata dei Nazisti, sorge a ridosso di un centro abitato, ed è circondata da campi agricoli.

In un documento storico rinvenuto negli anni ’90 compaiono indicazioni minuziose su come si doveva procedere alla distruzione della “fabbrica della morte” che fu ordinata dall’alto comando tedesco. Il sito venne distrutto il 26 settembre del 1943. La scelta di questo giorno, in cui il vento non soffiava verso le linee nemiche distanti circa 10 Km, aveva il preciso intento di evitare che da esse potesse partire un contrattacco pensando che l’odore fosse dovuto ad un attacco chimico. La distruzione della fabbrica avvenne senza preoccuparsi minimamente di evitare la contaminazione dei resti e dell’area circostante, anzi furono posti dei cartelli che occultavano la reale natura della fabbrica. Ovviamente gli alleati non tardarono a comprendere di cosa si trattasse.

Presso l’archivio di stato di Foggia, è possibile reperire il carteggio con il quale il prefetto di Foggia nel 1948 tentò di adoperarsi per la bonifica del sito, utilizzando gli stessi operai che vi avevano lavorato, ma tale proposta non fu accolta dal Ministero della Difesa non ritenendo idoneo l’utilizzo di semplici operai per bonificare il sito, data l’elevata pericolosità. Ci sono testimoni che raccontano che per molti anni in tutta l’area che circondava la fabbrica non crebbe mai erba.

Dal Blog di Gianni Lannes http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/04/armi-chimiche-due-fabbriche-segrete.html, okgiornalista che si è già occupato della vicenda della fabbrica denunciando gli orrori presenti nel nostro territorio, si può leggere un documento che fu inviato al prefetto del capoluogo di capitanata in data 11 giugno 1948 a firma del ministro della Difesa.  Dal documento si legge quanto segue:

«Oggetto: Foggia – lavori di bonifica dell’ex centro Chimico Militare – Con riferimento a quanto segnalato con il telegramma a cui si risponde, si fa presente quanto segue: a) – i lavori di bonifica e sgombero macerie e materiali degli ex impianti di produzione aggressivi chimici di Foggia, non possono essere eseguiti che da personale specializzato, in quanto il personale stesso, durante il lavoro, deve essere munito di maschere antigas, guanti e indumenti protettivi, dati che esistono ancora sotto le macerie apparecchi contenenti quantità considerevoli di yprite e di fosgene; b) – i menzionati aggressivi, per il modo col quale vennero effettuate le distruzioni dai tedeschi, hanno inquinato, oltre le parti costituenti gli impianti, anche le macerie dei fabbricati crollati. Questo Ministero, pertanto, dopo attento e ponderato esame della questione, allo scopo di evitare possibili gravi infortuni, è venuto nella determinazione di far effettuare i lavori sopraccennati da personale di questa A.M., pratico di maneggio delle sostanze tossiche».

Sempre sul blog del giornalista, si legge che i cartelli con i quali si avvisava la popolazione del pericolo furono affissi solo nel 2008.

ok 3Ma com’è possibile che a Foggia, nonostante la Costituzione sancisca nell’articolo 32, la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, a distanza di 71  anni ci si debba ancora preoccupare di una fabbrica segreta nazi-fascista che produceva armamenti chimici? Una fabbrica che produceva in media una tonnellata di iprite al giorno, oggi è in uno stato di totale abbandono, e nonostante i terreni, dal suolo al sottosuolo furono contaminati, oggi non sono ancora pervenute notizie sull’avvenuta bonifica del territorio con il conseguente grave rischio di salute per i residenti e per chissà quante altre persone, considerando che l’area in questione è un terreno agricolo.ok 1

Il giorno 17 gennaio 2015 Il giornalista G. Lannes terrà presso la sala conferenza della libreria Ubik un convegno organizzato dall’Associazione di cittadini attivisti “FoggiAttiva” per informare la cittadinanza della fabbrica occulta creando nel contempo un dibattito sulla questione.

Il Consigliere Comunale Vincenzo Rizzi, su richiesta di FoggiAttiva si è fatto portavoce in Consiglio Comunale di un’interrogazione nella quale intende chiedere al Sindaco, al Presidente del Consiglio Comunale e all’assessore all’Ambiente di procedere ad istituire un tavolo tecnico con tutte le autorità competenti (Arpa, ASL, Istituto Superiore della Sanità, IZP, ecc.)  allo scopo di verificare se sussistono pericoli oggettivi per la salute pubblica e nel caso, di procedere ad una bonifica del sito.

(Per la realizzazione di questo articolo devo ringraziare Katia Basile)

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